Le nostre chiese



Basilica Maria SS. Annunziata
Chiesa S. Leonardo
Chiesa S. Maria della Grazia




Basilica Maria SS. Annunziata





A monte dello storico Fonte Diana si erge la chiesa dell’Annunziata, testimonianza plastica della religiosità della gente del luogo. La chiesa, ab initio, dedicata a San Nicola di Mira, si vuole per certo sia stata innalzata nel medesimo sito in cui sorgeva un tempio dedicato a Diana Cacciatrice, poco distante le terme romane d’epoca imperiale prossime alla sorgente.
Le nebbie della storia si diradano, finalmente, a partire dal 1125. Reca quella data un documento fatto redigere da un certo Don Riccardo de Bublj, il quale attesta l’esistenza di una “ecclesia S. Nicolai in territorio Commecini”. La stessa chiesa è citata da Papa Alessandro III nella sua Bolla del 29 aprile 1169 – secondo altri era il 1168 – quando volle indicare a Riccardo Palmer, nuovo vescovo di Siracusa, verso quali territori e chiese avrebbe esteso la sua giurisdizione. Dopo il 1200, l’antica chiesetta di San Nicola fu demolita e ricostruita più ampia, in stile romanico e a pianta basilicale. Di essa ci sono pervenuti scarsi elementi architettonici: i leoni del portale antistante l’ingresso con parte di una colonna, forse qualcuno dei numerosi capitelli che in ordine sparso si trovano nei vari locali della chiesa – ma è da avvertire subito che molti sono invece della successiva fabbrica del 1591 -, una cripta a due piani che si estende sotto il pavimento dell’attuale transetto.
Sul finire del 1300 e l’inizio del secolo successivo, una moltitudine di famiglie catalane si riversarono sulle contrade iblee al seguito del nuovo conte di Modica, don Bernardo Cabrera. Molte di quelle famiglie si fermarono a Comiso. Il nuovo tessuto sociale rimodellò in tutti i suoi aspetti la vita cittadina secondo la ratio e le aspettative delle nuove forze sociali spesso contrastanti con quelle del feudatario. Le loro istanze si coagularono, in mancanza delle moderne forme politiche, attorno alla chiesa, purché non fosse quella ufficiale del feudo. Questo processo si polarizzò attorno alla chiesa di San Nicola la quale si arricchì di cappellanie, lasciti, altari e ornamenti. Nel XVI secolo sorse una confraternita dedicata alla Vergine Maria SS. Annunziata. Il culto mariano, d’altra parte, era già largamente praticato nella Comiso tardo bizantina e certamente convisse con quello di San Nicola. Intorno al 1450, l’antico tempio fu di nuovo demolito per edificarne uno più ampio e più bello. Apparve naturale che la stessa Vergine Annunziata, il cui culto divenne predominante già nel 1531, si affiancasse San Nicola nella titolarità della chiesa la quale, per tutto il XVI secolo si denominò “Ecclesia di S. Maria de Annunziata sive Sancto Nicolao”. Nel 1591, ultimato il frontone del prospetto principale culminante nella torre campanaria, la chiesa, a tre navate, con all’interno ben ventuno altari e sfarzosamente decorata in oro, si mostrò in tutta la sua magnificenza, forse come la maggiore tra le chiese di Comiso e titolare esclusiva ne fu la Vergine Annunziata. Il 21 aprile 1594 fu fondata la Confraternita del Santo Rosario che si sostituì a quella dell’Annunziata. Il 28 ottobre 1648, mons. Francesco Elia Rossi, vescovo di Siracusa, innalzò la chiesa dell’Annunziata alla dignità di Collegiata. Il terremoto del 1693, senza distruggerla, impresse gravi i suoi segni. Intanto, Papa Clemente XII, con Bolla del 23 dicembre 1739, la dichiarò, prima di ogni altra chiesa, Insigne, enumerandone i privilegi che tale rango comportava, compreso l’appellativo di “Prima Insegne Collegiata”. Il 10 giugno 1751 la Confraternita dell’Addolorata si aggiunse a quella del Santo Rosario. In ricordo di quella circostanza i Confrati arricchirono la chiesa di una squisita opera in cartapesta di Sebastiano Alessi raffigurante il gruppo della Pietà, commissionato appositamente. Nel 1770 si cedette alla tentazione di ricostruire il tempio e l’incarico fu affidato al Cascione Vaccarini. I lavori iniziarono nel 1772. La chiesa fu ingrandita utilizzando parte del suolo pubblico donato nel 1774 da Baldassarre VI Naselli Conte di Comiso. I lavori si protrassero fino al 1792, sostenuti dalla generosità del ricco massaro Gabriele Distabile, deceduto nel 1791, e da tutto il popolo, per poi arrestarsi nel 1793, senza che la chiesa fosse completata.
Il 16 agosto 1816 alla chiesa dell’Annunziata fu riconosciuto il grado di Parrocchia “Aeque principaliter” sotto la cura di un unico parroco con la Chiesa Madre. Nella seconda metà del XIX secolo fu innalzata l’imponente cupola, completata nel 1885, sui quali pennacchi l’anno dopo lo Sparavilla rappresentò i quattro evangelisti. Poi si eresse uno dei due campanili previsti dal Cascione Vaccarini, ormai nel 1896, ma seguendo i disegni originali dell’architetto palermitano. In precedenza, nel 1862, fu realizzata la grande tela, dipinta dal Quintavalle, raffigurante la Passione. Nel 1903 fu rifatto il pavimento in marmo bianco e grigio, a motivi geometrici. Nel 1912 completato il battistero opera squisita in marmo e bronzo dello scultore Mario Rutelli, inaugurato il 15 agosto 1913. Il 28 ottobre 1922 l’Annunziata fu riconosciuta parrocchia a sé e, a imperitura memoria dell’evento, il cavaliere Antonino Caruso Comitini donò un monumentale, ma vistoso, organo opera dei fratelli Polizzi di Modica.
Nell’aprile del 1951 è stata realizzata la balaustra delimitante il presbiterio, frutto ancora della generosità popolare. Poi, il 25 marzo 1969, lo scultore Paolo Monello donò la nuova statua lignea della Titolare, benedetta e incoronata alla presenza del cardinale Francesco Carpino, arcivescovo di Palermo. Nel 1981, il corredo d’arte della chiesa si è incrementato con due tele raffiguranti l’una la Resurrezione, l’altra la Natività, opere del pittore comisano Salvatore Fiume. Il 26 novembre 2000, a conclusione e in ricordo dell’anno giubilare, è stato realizzato il nuovo altare maggiore al centro del presbiterio in pietra locale recante un pregevole paliotto in bronzo opera della scultore comisano Giovanni Scalambrieri che ha realizzato, sempre in bronzo, il pannello dell’ambone in marmo. Degne d’essere ricordate e meritevoli di qualche attenzione, oltre alle opere citate, una statua lignea di San Nicola, di buona fattura, fino a poco tempo fa da tutti datata al ‘400 ma che, un recente restauro, ha rivelato essere della seconda metà del ‘500, alcune buone tele, un’Annunciazione databile agli inizi del ‘600 di attribuzione incerta, ma di ottima fattura, sottoposta recentemente a restauro conservativo, un’Assunzione di Maria di tale Guidonio Narcisus, un magnifico Crocifisso del XVIII secolo, opera di Fra’ Umile da Petraia, un piccolo ma delicato pannello raffigurante Santa Caterina databile tra la fine del ‘300 e gli inizi del ‘400, custodito presso l’ufficio parrocchiale oltre a un cospicuo numero di paramenti sacri e argenti del XVIII e XIX secolo.
Antonello Lauretta

Chiesa San Leonardo





Sorta in seguito all’espansione del quartiere anonimo, là dove esisteva un eremo (1265), la Chiesa fu originariamente intitolata alla Madonna «Mater Puerum».
È ad una navata e con cinque altari; Il Prospetto di chiara intonazione locale, presenta un pregevole aspetto compositivo con i due pilastri esterni in funzione di contrafforti e intelaiati da una cornice con forte aggetto che determina la capanna del tetto.
L’asse centrale della costruzione presenta una spartitura di spazio, graduata col suo robusto portale, d’intonazione tardo cinquecentesca, con la quadrangolare finestra centrale e con l’esile campanile posto sulla vetta della facciata.
Nell’interno si trova una tela di S. Agata e di S. Pietro, opera del pittore Giuseppe Zocco (1820)


Chiesa di S. Maria della Grazia dei Padri Cappuccini




La costruzione di questa piccola Chiesa fu iniziata dai Padri Cappuccini nel 1614, amorevolmente assistiti dai nobili concittadini P. Giacchetto, dal dott. Nicolò Lena e da Don Francesco Guastella. A fianco della costruzione basilicale fu costruito il Convento, già sede dell’Ospedale «Regina Margherita». A costruzione ultimata, i frati addossarono sul lato orientale della Chiesa una «Cappella Mortuaria», sistemata a loculi, dove tuttora si conservano le spoglie imbalsamate di monaci e di borghesi. Il Convento custodì, per Alcuni Secoli, incunaboli e antiche pergamene di notevole interesse storico, trasferiti poi in gran parte presso l’archivio della Basilica dell’Annunziata. L’architettura di «S. Maria delle Grazie» presenta pregi compositivi di qualche rilievo, sia all’esterno che all’interno del tempio. Di particolare semplicità e sobrietà è la facciata della chiesa sulla cui estremità destra s’innalza agile un piccolo campanile; il tempio è ad una sola navata, con due cappelle laterali poste sul lato sinistro con cinque altari ed una copertura a botte decorata con buoni stucchi di fattura settecentesca.
Di particolare interesse artistico all’interno troviamo:
Un grandioso altare ligneo contenente pregevoli intarsi; lo stesso altare nella sua struttura architettonica incorpora ben sei dipinti tra cui primeggia la «deposizione della Croce», grandiosa tela di gusto eclettico, opera del pittore locale Mariani Cusmano (1663)
Il «Paliotto» dell’altare in cuoio sbalzato, decorato con fregi in oro, argento e madreperla, incorpora la delicata fattura della piccola tela raffigurante «La Madonna di Perugia» (1733)
Nella parte antistante la cripta si trovano tre tele di notevole interesse artistico , due delle quali sono dedicate a S. Francesco, firmate da Antonio Carveni (XVII Secolo) raffigurante l’Addolorata.
All’interno della Chiesa, subito dopo l’ingresso, si trova una grande e pregevole transenna in legno di gusto tardo seicentesco; i riquadri lignei raffigurano Santi e Apostoli, dipinti con notevole potenza espressiva.
Nella sacrestia si trova un mobile intarsiato, opera del XVII secolo, pregevole per l’intaglio della materia e per la sobrietà delle linee.
Nella cripta si trovano due buone tele: una Madonna delle Grazie, opera del XVII secolo, ridotta in uno stato di pietoso abbandono e una «Adorazione», firmata – Marianus Gusmanus gratis pingebat (1665); tutte e due le opere abbisognerebbero di urgenti restauri.

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